La Nuova Sardegna – 7 gennaio 2021: dieci anni sulla via degli antichi stazzi

“Primavera in Gallura”: dieci anni sulla via degli antichi stazzi

Da Aggius a Santa Teresa, la lunga marcia sul carro a buoi. Gianfranco Serra: «Continueremo su questa strada»

«Per parlare della Gallura di un tempo bisogna necessariamente risalire alla memoria degli stazzi e delle cussorgie», così Gianfranco Serra, illuminato imprenditore agricolo e turistico, patron della rassegna Primavera in Gallura che nel 2020 ha compiuto dieci anni di vita, scanditi da rassegne e manifestazioni all’insegna della tradizione popolare. Dieci anni di lavoro incessante per insegnare a chi non ha mai conosciuto e ricordare a chi ha dimenticato l’origine di quel piccolo mondo antico che è la Gallura degli stazzi, da Santa Teresa ad Aggius, da Tempio a San Teodoro.

Per alimentare la fiamma della tradizione è nata “Stazzi e cussogghj – Primavera in Gallura”, rassegna annuale promossa dall’omonima associazione creata da Gianfranco Serra e presieduta da Giacomo Sanna. Sono loro che hanno guidato un gruppo di volontari nella lunga strada alla riscoperta delle radici. E sono sempre loro che dalla Primavera in Gallura hannofatto rinascere tradizioni antiche come la “pricunta” e “lu coiu”, hanno guidato il carro a buoi sui sentieri della memoria, hanno dato continuità al lavoro di ricerca istituendoil premio “Lu carrulu”, rappresentato proprio da un carro, simbolo del mondo degli stazzi.

«La rassegna itinerante – spiega Serra – è nata per riscoprire tracce, segni, testimonianze del passato. Per invitare la comunità a riappropriuarsi delle proprie traqdizioni civili, culturali e musicali. Per rafforzare l’identità collettiva dei galluresi e il senso di appartenenza alla propria comunità. Per stimolare nele nuove generazioni la conoscenza della propria storia». «Da dieci anni – aggiunge Gianfranco Serra, che ad Aggius è il titolare dell’azienda agrituristica “Il muto di Gallura”, tempio sacro della cucina e dell’ospitalità autenticamente galluresi – Primavera in Gallura è uno straordinario appuntamento di civile e comunitari impegno per la salvaguardia del nostro patrimonio culturale e storico. Un’azione di efficace impatto promozionale e di coinvolgimento sociale indispensabile e necessaria premessa a qualunque ipotesi di sviluppo di un territorio incentrato sulla valorizzazione delle risorse ambientali e culturali locali, sul recupero della memoria storica e sulla rilettura degli stili di vita che hanno caratterizzato generazioni di galluresi».
 

Alle varie edizioni di “Stazzi e cussogghj” hanno partecipato quasi tutti i Comuni della Gallura, almeno quelli dove è più forte il peso della memoria degli stazzi. Un dato politico rilevante, nel senso che dove spesso hanno annaspato le istituzioni sovracomunali magari ha trovato terreno fertile l’azione degli appassionati volontari che hanno indicato nel recupero della memoria il vero filo rosso che unisce la Gallura degli stazzi, dal mare alla montagna, altrimenti divisa dai campanili. Un messaggio chiaro ai naviganti e un punto di partenza per la Gallura del futuro.

«Quando è nata l’idea di organizzare una manifestazione che coinvolgesse i comunidella Gallura pochi pensavano che l’iniziativa si sarebbe concretizzata in così poco tempo e in un territorio così vasto – ricorda Gianfranco Serra – ma la passione, la determinazione e la continuità ci hanno dato ragione. Così in questi dieci anni siamo riusciti a coinvolgere le amministrazioni locali della vecchia provincia Gallura, ma anche enti pubblici, associazioni private e cittadini che hanno deciso di condividere il nostro percorso idealmente sul carro a buoi in marcia sui sentieri della memoria. Dal sacrificio, dalla tenacia e dall’amore per la nostra terra è scaturita una vittoria sul campo che oggi, dopo dieci anni, ci impone una scelta obbligata: continuare su questa strada, pur con i dovuti correttivi, perché l’iniziativa è risultata valida nei contenuti e nella capacità di promuovere la crescita civile ed economica della Gallura».

Marco Bittau, La Nuova Sardegna

fonte e ulteriori approfondimenti: La Nuova Sardegna del 7 gennaio 2020